LA STORIA DELLA PASTA

Gragnano, cittadina della provincia di Napoli, ai piedi dei Monti Lattari, da tempi memorabili è famosa in tutto il mondo per la nobile produzione delle paste alimentari e del tanto celebrato vino asciutto e frizzante.
Il 9 ottobre 2013, la nostra città, considerata la Capitale della Pasta e la Città dei Maccheroni, ha ricevuto dalla Comunità Europea il Marchio IGP (Indicazione Geografica Protetta).
La Commissione ha riconosciuto alla “Pasta di Gragnano” il vetusto metodo tradizionale col quale viene prodotta con l’utilizzo di trafile di bronzo.
La fama della nostra pasta è dovuta al clima umido dei Monti Lattari, all’acqua oligominerale delle Sorgenti Imbuto, Forma, Argentara e alla bravura dei nostri maccaronari di ogni tempo, che hanno dato i nomi persino ad alcuni formati di pasta, come Zita, Mafalda, Tripolina, Maccherone, Tagliolino, Mezzano, Regina, Reginella.

Durante i secoli hanno gustato le nostre paste personaggi illustri come Garibaldi (il quale, partendo da Napoli per Caprera, si portò una cassa di maccheroni di Gragnano che gli aveva spedito l’amico di famiglia Domenico Della Rocca), il Duce, F. Nietzsche, Wagner e la moglie Cosima Von Bullock, Totò, i De Filippo, Susanna e Giovanni Agnelli, Lenin, Sophia Loren, nonché imperatori, re, principi e regine.
Si tramanda che il nostro concittadino Alfonso Sibilla, trasferitosi a Venezia con la moglie, originaria di quella zona, abbia fatto assaggiare al Doge Giovanni Dandolo i nostri “sgazzeri” alias gnocchi.

 Il celebre doge mangiò volentieri questa leccornia perché originale e superba. Il Maestro della Scuola Salernitana, Giovanni Ferrario, feudatario di Gragnano e medico personale del Re Guglielmo Il, in un suo trattato di medicina, consigliava i vermicelli nella terapia delle febbri. Re Guglielmo assaggiò i nostri spaghetti che gli furono offerti dal suddito.

Dopo averli degustati affermò secondo la tradizione popolare: “Davvero ottimi!”. Re Roberto d’Angiò e sua moglie, la Regina Sancia (deceduta nel rione Sigliano in onore di santità) soggiornarono negli anni 1383, 1394 e 1414, nel nostro paese nel Palazzo di don Nicolò Mariconda il quale gli fece assaggiare la nostra pasta. I sovrani la trovarono unica e squisita.
Re Ladislao e la madre, la Regina Margherita, amavano trascorrere lunghi soggiorni a Gragnano, i cui pastai li deliziavano con leggiadri piatti di pasta. I Reali di Spagna, Isabella e Ferdinando, si fecero spedire alcune casse di fusilli dal nostro feudatario Giovanni Miroballo perché alcuni naviganti glieli avevano fatti assaggiare.

 Il 12 maggio 1885, il Re Umberto I di Savoia, accompagnato dalla Regina Margherita e da alcuni ministri come Depretis, Sandonato, Geniale e dignitari di corte, venne a Gragnano ad inaugurare la ferrovia.
La Regina gustò i maccheroni al “zuchillo” (sugo di pomodorini) mentre il Re un brodino con la pastina. Infine i due Sovrani e tutta la Corte, ricusarono lo champagne, e preferirono bere il vino dei vigneti di Gragnano.

In quell’occasione il fabbricante Santolo Malafronte offrì al Re (chiamato altrove il “Tappo” per la sua bassa statura) un nuovo formato di pasta chiamato “Mezzano” in suo onore. Mentre altri fabbricanti idearono “Regine e Reginelle” (Mezzane e Mezzanelle) in onore della Regina.

Da una lettera d’archivio, il Console di Svezia a Napoli scrisse una lettera al nostro podestà Vincenzo Girace per ricevere notizie delle migliori ditte di pasta per poter prenotare casse di pasta per il suo Sovrano, Re Gustavo VI.
Il 22 agosto 1935, il Principe Vittorio Emanuele III con tutta la sua corte, venne a Gragnano per dare conforto ai Gragnanesi colpiti da una nefasta alluvione. Fu ricevuto dal podestà, l’avv. Vincenzo Girace, e ospitato dai fratelli Della Rocca nella loro villa di Caprile.
Costoro, durante il convitto, fecero degustare a tutti gli invitati i nostri insigni fusilli alla barzanella innaffiandoli col magnifico vino asciutto del Piano di Caprile. Il 12 luglio 1842, Re Ferdinando di Borbone, accompagnato dalla moglie e dalla sua corte, visitò gli opifici di paste lunghe del nostro paese. I proprietari delle maccaronerie e gli operai gli diedero in dono cento tomoli dei nostri amati e decantati maccheroni.

 Dopo la santa messa celebrata nella Chiesa del Corpus Domini, seguì il banchetto, offerto dai fratelli Della Rocca. Durante il quale fu offerto ai commensali un piatto di un nuovo formato di pasta prodotto in onore del Re, detto il maccherone. La Regina Maria Teresa d’Austria, dopo averlo mangiato, esclamò : “Un maccherone vale cento spaghetti”. Invece un altro fabbricante offrì a tutti un piatto di pasta di un suo nuovo formato il “tagliolino”, ideato in onore del Borbone.
Il Sovrano, dopo averlo degustato, decretò: “Cibo genuino i maccheroni, come sono genuini gli uomini di Gragnano”.

Il proprietario lo ringraziò donandogli alcune casse di tagliolini che le cuoche del Sovrano in seguito lo aggiunsero anche nella pastiera di Pasqua.
Ferdinando divenne ghiotto di questa pastiera e ringraziò costui perché la consorte, che non rideva mai, mangiandola, da quel momento, la vide sempre più sorridente.
Alla fine della visita il Re concesse l’alto privilegio di fornire la corte di tutte le paste lunghe di Gragnano. I proprietari e gli operai riservarono maggiori cure e attenzioni nel produrre “Li maccarune de lu Re” (i maccoroni del re). Il Re decantò fusilli e vino affermando : “Sublimi!” secondo la tradizione orale del rione.

 Il 27 settembre del 1953 l’allora sindaco, professor Ferruccio Esposito, organizzò la prima ed indimenticabile “Sagra dei Maccheroni” che ebbe una vasta eco in tutto il mondo. L’industriale Raffaele Carfora, tenendo presente l’inclita storia della pasta del paese, ha fondato il pastificio “Il Re della Pasta”, non solo per tramandare ai posteri l’apoteosi dei nostri prodotti tanto privilegiati dai regnanti di varie corti europee di una volta, ma anche per far deliziare i palati di tutto il mondo con le sue eccellenti paste alimentari, le quali vengono prodotte con semola di grano duro. I suoi prodotti, tutti trafilati al bronzo, racchiudono tante qualità da provare per credere.

L’azienda produce una trentina di formati come paccheri (rigati e non), elicoidali, calamarata, spaghetti, linguine, conchiglie ecc., nonché formati speciali come fusilli e candele. La fabbrica, ubicata in Via dei Campi, è diretta dalla promettente, venusta e simpatica figlia Valentina Carfora alla quale auguro tanti successi nel settore in modo da dare sempre più fama e gloria al nostro amatissimo paese.

A cura del Prof. Carlo Del Gaudio

A cura del Prof. Carlo Del Gaudio

Un “Semper ad majora! ad multos annos”.